Mastro Don Gesualdo: Annotato da BiG
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yazar | Giovanni Verga |
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Tarafından yayınlandı | 17 Kasım 2020 |
28 Şubat 2018 4 Ocak 2017 1 x 13,5 x 19,5 cm 5 Ocak 2017 F Scott Fitzgerald 19,5 x 1 x 13,5 cm 1 Ocak 2018 15,2 x 0,7 x 22,9 cm 1 Ocak 2017 H. G. Wells B M Bower Kolektif 3 Ocak 2017 15,2 x 0,6 x 22,9 cm G. A. Henty 1 x 13,5 x 21 cm Jack London 19,5 x 13,5 cm
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yazar | Giovanni Verga |
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isbn 13 | 979-8566451718 |
Yayımcı | Independently published |
DE OLDUĞU GİBİ | B08NRZ8XBT |
Tarafından yayınlandı Mastro Don Gesualdo: Annotato da BiG | 17 Kasım 2020 |
Annotato da BiG con una prefazione e una postfazione con biografia ragionataAllora, iniziamo dalle cose che di Verga probabilmente non sapete. Primo, era un festaiolo. Non che fosse un simpaticone eh, ma gli piaceva parecchio la vita mondana. E alle donne piaceva. Figuratevi che gli stava dietro anche l’amante di Carducci, che a letto era uno che ci sapeva fare parecchio. Quindi il Verga tutto famiglia che viene fuori dalle sue opere è una gran sola. Lui non solo la famiglia non la voleva, e infatti non si sposò mai, ma spulciando nella sua corrispondenza salta fuori che per anni scrisse a due donne contemporaneamente, dicendo un sacco di balle a tutte e due e senza curarsene troppo. Secondo, gli piaceva da pazzi la fotografia. Aveva uno zio che gli aveva fatto vedere una delle prime macchine fotografiche in circolazione (parliamo del 1840, e lui aveva solo 9 an-ni) e lui ne rimase rapito. E continuò a fare foto a tutto quello che vedeva, la Sici-lia, i parenti, delle sue scappate al nord. Nella sua casa di Catania hanno trovato qualcosa come 400 negativi non sviluppati, e lui di foto nella sua vita ne ha scat-tate migliaia (e non c’erano certo le macchinette digitali come adesso). Niente di sorprendente, visto che da buon verista voleva fotografare la realtà, con la mac-china fotografica o nei suoi romanzi. Terzo, veniva da una famiglia di nobili ori-gini, ma decisamente squattrinata. I classici nobili decaduti insomma, con papa-rino che lo spinge a studiare legge. Lui che da subito vuole scrivere, spalleggia-to, nemmeno a dirlo, dalla mamma. E che prima se ne fugge a Firenze, dove fa amicizia con il grande scrittore verista Luigi Capuana, anche lui siciliano, poi se ne va per 20 anni a Milano, dove tra gli altri conosce Treves, forse il più grande editore dell’epoca. Era uno che si sapeva muovere insomma. Quarto, era scoppia-to. “Crisi psicologiche” le chiamava. E quando gli venivano se ne scappava in Sicilia a ricaricare le batterie. Insomma, per tirare le fila, Verga era uno figo, schivo magari, ma figo. Tormentato, sicuramente, ma era uno che ci sapeva fare. E forse per questo, perché era figo, che i suoi romanzi sono una figata.Ma passiamo a Mastro don Gesualdo. Pubblicato nel 1889, fa parte del ciclo dei vinti. E’ diviso in quattro parti. E’ am-bientato a Vizzini, paese natale di Verga, e si apre con un incendio che sta ince-nerendo la casa dei Trao, nobili decaduti locali. Tra chi accorre c’è Mastro don Gesualdo Motta, un muratore arricchitosi costruendo mulini. Gesualdo, che vo-leva assolutamente cambiare la sua condizione sociale, riesce a sposare Bianca, la figlia dei Trao,”beccata” a letto con il cugino, che nemmeno se l’aveva sposa-ta, e quindi disonorata e perfetta per essere data in sposa al benestante muratore. Finisce però per sentirsi doppiamente escluso: dai nobili che lo considerano co-munque un mastro. Ma anche dalla “sua” gente, che ora lo considera un don......